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L’imprenditoria femminile è un ambito spesso sottolineato e affrontato attraverso misure di sostegno, evidenziando le barriere, le sfide e la necessità di un accompagnamento adeguato. La discussione prevalente si concentra sulla discriminazione di genere, nota come “soffitto di vetro”, che impedisce alle donne di accedere a ruoli di rilievo e settori d’affari significativi. L’accesso al finanziamento e il trattamento differenziato delle imprenditrici, legato a norme sociali e a associazioni consapevoli o inconsce con specifici ruoli e comportamenti, contribuiscono a rendere estremamente impegnativa l’avventura imprenditoriale al femminile.
Ma è davvero differente l’imprenditoria femminile? Non è forse nell’essenza dell’imprenditoria affrontare rischi e lottare per abbattere le barriere esistenti e fare ciò che non è stato fatto prima?
Le donne non sono l’unico gruppo sociale a dover fronteggiare barriere nel mondo degli affari. Quali sono, quindi, le caratteristiche che rendono diversa l’imprenditoria femminile? Secondo il Rapporto sull’Imprenditoria Femminile del Global Entrepreneurship Monitor, emergono notevoli differenze non solo in termini di opportunità commerciali, ma anche riguardo ai tipi di attività e alle motivazioni che spingono le donne a diventare imprenditrici (GEM 2021/2022):
- Le donne solitamente avviano le proprie imprese più tardi rispetto agli uomini.
- Solo l’8,5% delle donne con intenzioni imprenditoriali procede effettivamente all’apertura di un’impresa, rispetto al 11,5% degli uomini, un dato che potrebbe riflettere le barriere specifiche che le donne incontrano nell’imprenditoria.
- Le donne mostrano tendenzialmente livelli di uscita dall’attività inferiori rispetto agli uomini (3,6% donne contro il 4,4% degli uomini).
- Nelle nazioni a reddito medio-alto, le donne rappresentano circa un terzo di tutti gli imprenditori che avviano imprese ad alto tasso di crescita. Sia in termini di creazione di posti di lavoro per le nuove aziende (20+ dipendenti) che per quanto riguarda l’occupazione prevista entro cinque anni (20+ assunzioni).
- Per quanto riguarda l’engagement nel settore delle imprese femminili, quasi la metà delle donne imprenditrici nel mondo è impegnata nel settore all’ingrosso/al dettaglio e una su cinque nei settori del Governo, Salute, Istruzione e Servizi Sociali (18,5% donne contro il 10,1% degli uomini). Tuttavia, solo il 2,7% delle donne, rispetto al 4,7% degli uomini, avvia imprese nell’Information, Computers & Technology (ICT), il settore che attira la maggior parte dei fondi di venture capital a livello mondiale, dimostrando la focalizzazione delle donne su aree con minori pregiudizi di genere e barriere finanziarie.
- La motivazione più comune per le donne dell’UE nel fondare la propria impresa è la scarsità di posti di lavoro.
- Le imprenditrici spesso menzionano il desiderio di apportare un impatto positivo come motivazione principale per avviare una startup, mentre la creazione di ricchezza è citata molto meno frequentemente.
- Le startup guidate da donne si distinguono e vanno oltre le definizioni tradizionali di imprenditoria orientata alla crescita e alla ricerca di profitto (GEM 2021/2022).
Nonostante le barriere specifiche, le donne dimostrano una spinta significativa nell’aprire un’impresa, contribuendo in modo rilevante alla creazione di posti di lavoro e alla crescita di svariati settori. Tuttavia, le imprese guidate dalle donne rispondono spesso alla mancanza di opportunità lavorative sul mercato o al desiderio di fare la differenza, piuttosto che alla mera generazione di ricchezza. Pertanto, si dimostrano più stabili, con tassi di uscita inferiori rispetto ai colleghi maschili, e offrono iniziative socialmente ed ambientalmente sensibili, ampliando la diversità, l’innovazione e la portata aziendale.